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La Befana si è addormentata:: Carla Astolfi ci ha lasciato... PDF Stampa E-mail


UNA VITA PER IL TEATRO E LA SOLIDARIETA' Attorniata dall'affetto dei suoi cari, dei figli Elisabetta e Riccardo e dall'amata nipote Federica, si è spenta domenica 21 maggio 2017i Carla Astolfi regina del teatro bolognese e storica Befana della Casa dei Risvegli Luca De Nigris. Questa la testimonianza di Fulvio De Nigris: “Una grande attrice, una grande personalità nel teatro dialettale bolognese, un pezzo della cultura di questa città che oggi la riconosce figlia e ambasciatrice con una “Turrita d'argento” che arriva: un riconoscimento del Comune di Bologna che corona quasi 80 anni di teatro. Perché lei si ricorda a 6 anni sul palcoscenico grazie al padre Dante Astolfi come lei dice “attore professionista ma per hobby”. Carla si avvicina al nostro progetto della Casa dei Risvegli Luca De Nigris nel 2000 e nasce subito una scintilla di passione e di solidarietà che ben presto diventa amicizia. Carla Astolfi è molto generosa, instancabile, e delle sue innumerevoli Befana interpretate (le edizioni sono 19 e lei avrà saltato le prime due e le ultime due) oltre all'immedesimazione con il personaggio, al magnetismo che ha nei confronti di bambini e adulti, alla simpatia e alla bravura negli spettacoli (“volete che reciti tutta questa roba qui?” diceva sempre davanti a copioni troppo fitti sopperendo poi con una geniale improvvisazione.),rimangono quei pezzi di vita vissuta fatti di camminate in carrozza, di pranzi e di chiacchierate, vere lezioni di vita. "Ci ha sempre aiutato a far vivere la nostra manifestazione - continua Fulvio DE Nigris- assieme a Maurizio Cevenini che era sempre con noi ed insieme a lei a pedalare nella “Befana in bicicletta” e dopo a chiederci i il perché di quella scomparsa: “Maurizio, una persona stupenda - dice – che consideravo il mio quarto figlio assieme ad Elisabetta, Riccardo e...”. E Marina purtroppo scomparsa anni fa che diventa insieme a Luca quel figlio ingiustamente perduto, oggetto di riflessioni,di vicinanza, di saggezza. La saggezza condita da battute, aneddoti che sono rimasti immutati anche negli ultimi anni quando l'andavo a trovare. Abbiamo scherzato fino all'ultimo anche sulla mia nomina di cavaliere. Quando mia moglie le diceva: “gli manca solo il cavallo” lei rispondeva.”regalagli un paio di pantaloni, quello i cavallo ce l'ha...” SCHEDA DI CARLA ASTOLFI Regina del teatro dialettale bolognese, storica Befana della Casa dei Risvegli Luca De Nigris ha festeggiato recentemente 78 anni di palcoscenico. Carla Astolfi nasce a Bologna in Via dei Coltelli, laterale di Via Santo Stefano a pochi passi dal Teatro Duse, l’11 settembre del 1931 (“una data che si ricorda bene” dirà poi) da madre casalinga e padre ottico/meccanico alla Ducati. Proprio tramite il padre Dante Astolfi, attore professionista ma per hobby, si accosta aI mondo del teatro già a 6 anni quando frequenta la prima elementare. I libri li apre poco, ma sta sempre attenta alle lezioni. E’ una “spugna” che assorbe tutto quello che dice l’insegnante, dimostrando già una prodigiosa memoria. Del resto è molto attenta agli attori quando non recita: a come ridono, come muovono le mani e come queste parlano in palcoscenico. Di se stessa dice: “ Ho sempre avuto la testa dura e ce l‘ho ancora adesso e mi chiedo sempre perché non devo riuscire…”. La sua scuola è il padre, lei lo segue, prende i suoi insegnamenti, impara il dialetto, le intonazioni, le canzonette, a suonare e cantare, assimila quell’improvvisazione e comicità che la contraddistinguerà per tutta la vita. Comincia con poche battute in “AL fnéster davanti” nella compagnia di Angelo Gandoli al Contavalli e poi al Teatro del Corso di Bologna. Quando morì Gandolfi continuò con la compagnia Cavallari/Astolfi nella quale rimane per diversi anni. Quando poi il padre smette e si scioglie la compagnia, Bruno Lanzarini che cercava attori la chiamò. Avrà avuto 15/16 anni. Con Lanzarini ci rimane molti anni. Lanzarini è per lei la scuola superiore. E’ un attore che sa insegnare, capocomico famoso negli anni in cui il teatro dialettale ha il maggiore splendore ed i giornalisti lo seguono, cominciano a fare recensioni ed anche un trafiletto diventa importante. Lanzarini è un maestro: le da le posizioni sul palco, l’intonazione (“c’era gente che dceva le battute come chi chiedeva le cipolle al mercato, lui dava le intonazioni giuste. Un maestro molto bravo”). La sua vera occasione viene quando il capocomico rimane improvvisamente senza l’attrice giovane nella commedia “Al nòster pròsum “. Lanzarini chiede a Carla Astolfi se si sente di fare la sua parte. Deve coprire tutto un ruolo, lei che interpretava una servetta. Risponde di sì: “posso provare”. Quella sera all’Arena San Felice finalmente debutta in una parte principale. Nasce una stella. Dopo il primo atto Bruno Lanzarini viene in camerino (“pensavo volesse picchiarmi”, racconta l’attrice “invece mi abbraccia e mi bacia. Rimasi talmente di stucco che non ho saputo cosa dire. Per me fu una grande soddisfazione”). Da lì cominciò una attività frenetica al Teatro La Soffitta di via D’Azeglio (“sempre con molto pubblico. Una sera venne a vederci anche Alida Valli una donna deliziosa, siamo rimasti sorpresi”), ma anche fuori Bologna, a Modena, Ferrara e città più piccole. Il cavallo di battaglia di Bruno Lanzarini è “Il Cardinal Lambertini” nel quale Carla Astolfi interpreta Margherita la moglie del nipote del cardinale. Poi cominciano le esperienze nelle varie compagnie bolognesi, sempre “per dare una mano”: con Franco Frabboni (nelle commedie “Mo che fatt’idea”, “Due dozzine di rose scarlatte”), con la compagnia Arrigo Lucchini, con lei c’è anche il marito, l’attore Vittorio Franceschini, poi é con Guido Ferrarini che organizza straordinarie rassegne di teatro dialettale al Teatro Dehon e al Tivoli, infine al Teatro Alemanni diretto da Gian Luigi Pavani nelle commedie ed ogni ultimo dell’anno diventa un appuntamento fisso con i suoi “Oroscopi” comici, sagaci e indovinati, per un pubblico sempre più numeroso che viene appositamente per lei. A Bologna parlare di teatro dialettale significa parlare di Carla Astolfi. Ha lavorato praticamente con tutte le compagnie diventando amica di tutti. Tra i tanti ricordiamo Pippo Santonastaso, Giampiero Volpi e per il cabaret i duetti con Fasòl, oltre alle esperienze teatrali con “Gli amici di Louis”. Nella sua pluriennale attività bisogna ricordare anche le recite coi burattini del famoso maestro burattinaio Demetrio Presini ed anche la sua partecipazione alla trasmissione radiofonica “Al Pavajan 8il Pavaglione” trasmessa dalla Rai di Bologna. Ma Carla Astolfi ha fatto anche cinema e sarebbe potuto davvero diventare una stella se non l’avesse trattenuta la passione per il teatro ed il suo legame stretto con Bologna. Con Pupi Avati ha interpretato:“La casa dalle finestre che ridono” (1976), “Tutti defunti tranne i morti”(1977), “Il testimone dello sposo” (1998); il regista Riccardo Marchesini (Giostra film) l’ha fatta recitatare con Vito nel mediometraggio “Bocca di rosa” (2001) e “Gli ultimi” nel quale è la protagonista di una Festa dell' Unità anni ' 70 nella Bassa bolognese. Una parte da autentica protagonista , la geometra Mirabossi, la interpreta invece in “Agata e la tempesta” (2004) per la regia di Silvio Soldini suo grande estimatore. Ma quello che è rimasto ancora nella mente di un vasto pubblico è lo spot per la Sigma, nota catena di supermercati. Girato in Tunisia dalla LDB Advertising di Bologna, è rimasta famosa la sua celebre frase “Soppa Wanda bevi come un cammello”. Uno spot che ha vinto due Stelle Mediastars consacrandola come migliore attrice. Una lunga amicizia con Maurizio Cevenini (“una persona stupenda, lo consideravo il mio quarto figlio insieme ad Elisabetta, Riccardo e Marina purtroppo scomparsa anni fa”) amante del dialetto e compagno di tante iniziative. Quando lui è scomparso ha celebrando, assistita dalla sua storica segretaria Tamara Imbaglione, il matrimonio di due amici teatranti già in predicato di essere sposati da lui: Giampiero Volpi e Paola Forino prima in Comune e poi in teatro, con una cerimonia originale, commovente ed esilarante Regina del dialetto ma anche della solidarietà è da tantissimi anni Befana per la Casa dei Risvegli Luca De Nigris la manifestazione promossa dall’associazione Gli amici di Luca, con grande generosità e passione tra le due Torri e in carrozza attraverso la città per la gioia dei numerosi bambini. Il personaggio della Befana le mancava ed in questo è perfetta (“il mio tabaccaio mi ha sempre detto: il sig. De Nigris può girare fin che vuole ma una Befana come te non la troverà mai”). Amata e conosciuta da tutti i bolognesi nei tempi d’oro era capace di arrivare a 60/70 repliche all’anno. Con autentici cavalli di battaglia. Da «Quâter ciâcher in famajja» a «Trai surèl e una cugnè», per citare alcuni successi; ma anche con Gli amici di Louis per la regia di Eugenio Maria Bortolini, con il cabaret dialettale con Sergio Marchi (Fasol) ed a fianco di Pippo Santonastaso e Giampiero Volpi. «Tutto per hobby, perché ho fatto l' impiegata da Villani il fotografo per 15 anni e poi la madre e la nonna, tre figli e sette nipoti. Quelli sì che sono i miei mestieri». Ha ricevuto nel corso della sua carriera numerosi attestati e premi abbandonando il palcoscenico solo pochi anni fa (“Come ho detto io, quando ho lasciato il teatro è meglio dire: me ne vado, che sentirsi dire: vattene. Non si sa mai…”). Tra i numerosi premi ricevuti ricordiamo il Carlino d’oro attribuitole dal direttore de Il Resto del Carlino Andrea Cangini “per la sua lunga attività, per la rappresentanza della cultura dialettale della città, per la sua generosità verso un grande progetto quale la Casa dei Risvegli Luca De Nigris”. Infine il 3 marzo 2016 il Sindaco di Bologna Virginio Merola le consegnò la Turrita d'Argento, con la seguente significativa motivazione: "Per la lunga carriera artistica, il contributo dato alla valorizzazione del patrimonio dialettale, la generosa partecipazione a tante iniziative di solidarietà, espressione delle migliori virtù di Bologna, va la gratitudine della Città e dell'Amministrazione comunale di Bologna". In quella occasione il sindaco ebbe a dire: “Carla è la terza torre di Bologna”. Problemi di salute negli ultimi anni l’hanno vista domiciliata alla Casa di riposo S. Anna accudita amorevolmente dai suoi familiari e con l’affetto dei numerosi amici che la venivano continuamente a trovare, non avendo perso la sua arguzia e voglia di vivere.
 
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